Napoli-Portici: la prima ferrovia italiana nel post di Napoli Fans
Quando e dove fu costruita la prima ferrovia italiana? La prima ferrovia italiana fu la Ferrovia di Napoli, commissionata dal re delle Due Sicilie Ferdinando II ed inaugurata nel 1839. La famosa tratta Napoli-Portici è divenuta famosa in tutto il mondo come modello da imitare.
Della prima ferrovia italiana ne parliamo nel post dedicato alla storia di Napoli, a cura del nostro portale. Buona lettura e benvenuti su Napoli Fans!
Indice dei contenuti
Ferrovia di Napoli – Portici: storia
La ferrovia di Napoli – Portici, voluta dal re Ferdinando II, fu ordinata il 19 giugno del 1836 e fu inaugurata il 3 ottobre del 1839. Si trattava di una linea a doppio binario, lunga circa 7 km e il progetto fu affidato all’ingegnere Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie.
Il primo convoglio ferroviario, composto da una locomotiva a vapore, chiamata “Vesuvio” era costituito da 8 vagoni. Questo convoglio portò ufficiali, artiglieri, marinai e rappresentanza militare ed il percorso durò circa 9 minuti.
Nelle successive settimane la tratta ospitò circa 85.759 passeggeri, i quali usufruirono della ferrovia napoletana, compreso il pittore Salvatore Fergola, il quale immortalò gli avvenimenti nei suoi famosi quadri.
Questa stazione fu costruita nella via dei fossi, situata al di fuori delle mura delle città di Napoli, tra Porta Nolana e Porta del Carmine. Era costituita da una sala d’aspetto per i passeggeri, da magazzini, da alcune rimesse per le vetture.
La linea ferroviaria, attraversava le paludi di Napoli e giungeva nei pressi della spiaggia di Portici, presso il famoso Granatello. Attraversava anche la strada delle Calabrie e li fu costruito un ponte costituito da due archi, in grado di permettere il passaggio dei mezzi di trasporto stradali.
Gli sviluppi successivi
Questa tratta ferroviaria – Napoli Portici – non era altro che parte di un progetto molto più grande. Nel 1840 infatti, la linea ferroviaria arrivò a Torre del Greco e nel 1842, fu inaugurato un altro tratto importante della linea, ovvero, la stazione di Castellammare di Stabia. Pochi anni dopo arrivò anche a Pompei, ad Angri, a Pagani, a Nocera Inferiore e nel 1846 si ottenne anche la concessione per prolungare la tratta fino ad Avellino.
La linea Napoli-Avellino, secondo il progetto, doveva proseguire in due direzioni: da un lato per Bari, Brindisi e Lecce, mentre dall’altro per la Basilicata e per Taranto. Furono anche programmate le linee ferroviarie per raggiungere Reggio e altre destinazioni.
Nel 1860, erano in funzione circa 124 km di ferrovia nell’attuale Regione Campania ed altri 132 km erano in costruzione. Ma il 15 Ottobre del 1860 Garibaldi, si insediò a Napoli a seguito dello sbarco dei 1.000, annullò tutte le convenzioni per la costruzione delle ferrovie e stipulò un nuovo contratto con la Società Adami e Lemmi di Livorno.
In seguito il Regno delle Due Sicilie si vide portare via materiali e macchinari che dovevano essere utilizzati per la costruzione delle altre linee ferroviarie, che furono poi portati e utilizzati per il Nord Italia.
Diversamente da quanto è stato sostenuto a lungo, la ferrovia di Napoli non fu costruita solo per collegare le residenze reali, ma essa aveva un ruolo fondamentale per tutti i lavoratori e gli artigiani che dovevano raggiungere Napoli per lavoro.
Il tratto ferroviario Napoli – Portici funzionò fino al 1866 quando venne collegato con la stazione di Napoli Centrale.
Nel 1943 fu quasi distrutta a causa dell’esplosione della nave Caterina Costa che era carica di materiale bellico.
Infine nel 2014 fu chiusa a causa del crollo della settecentesca Villa d’Elboeuf, situata nelle vicinanze, fino al 12 aprile 2015 per consentire l’esecuzione di un manufatto di protezione.
Pietrarsa: un elemento importante per la Napoli-Portici
Un elemento importante per la riuscita della prima ferrovia italiana è Pietrarsa, un centro prima adibito alla produzione di cannoni e proiettili, in generale un impianto utilizzato per l’industria bellica, riconvertito poi per produrre locomotive e assemblare il materiale rotabile (decreto reale del 22 maggio 1843).
Le officine di Pietrarsa divennero presto un esempio mondiale di lavorazioni e tecnologie di avanguardia. Il modello di stabilimento scelto fu all’inglese.
Pietrarsa divenne talmente famosa, che nel 1845 venne visitata dallo zar Nicola I di Russia, che ne restò talmente colpito che volle riprodurne la pianta per la costruzione del suo complesso industriale a Kronštadt. Successivamente anche il papa Pio IX visitò la fabbrica, il 23 settembre 1849.
La costruzione di Pietrarsa, grande oltre 13.500 metri quadrati, una volta dismessa, è divenuta la sede del Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, tutt’ora attivo e disponibile per visite guidate alla scoperta delle prime locomotive italiane.
Locomotive entrate in esercizio
Le locomotive costruite in quegli anni possono essere così elencate nelle righe che seguono.
- Locomotive di costruzione Longridge:
- Locomotiva a vapore Vesuvio – 3 ottobre 1839;
- Locomotiva a vapore Longridge – 3 ottobre 1839;
- Locomotiva a vapore Bayard – 1º dicembre 1839;
- Locomotiva a vapore Aquila – 1º luglio 1840;
- Locomotive di costruzione francese:
- Locomotiva a vapore Saint Quintin;
- Locomotiva a vapore Verges;
- Locomotive assemblate su modello inglese consegnate tra 1842 e 1844:
- Locomotiva a vapore Pietrarsa;
- Locomotiva a vapore Papin;
- Locomotiva a vapore Pompei;
- Locomotiva a vapore Sorrento;
- Locomotiva a vapore Ercole;
- Locomotiva a vapore Parigi;
- Locomotiva a vapore Lampo;
- Locomotiva a vapore Veloce;
- Locomotiva a vapore Freccia;
- Locomotiva a vapore Corsi;
- Locomotiva a vapore Robertson;
- Locomotiva a vapore Maria Teresa;
- Locomotiva a vapore Etna;
- Locomotiva a vapore Partenope;
Il nostro post dedicato alla prima ferrovia italiana, Napoli-Portici, termina qui. Alla prossima da Napoli Fans!