Vincenzo Gemito, bio dell’artista napoletano

vincenzo gemito

Vincenzo Gemito, bio dell’artista napoletano, nel post a cura di Napoli Fans

Vincenzo Gemito, napoletano, è stato un celebre disegnatore, scultore e orafo italiano. Vissuto tra il 1852 e il 1929, la sua prolifica attività artistica non nasce da formali percorsi di studio, poiché Gemito si forma da autodidatta attingendo dalle sculture del museo archeologico e dai vicoli del centro storico di Napoli. Questo dovuto soprattutto a una sua personale insofferenza verso i classici canoni accademici dell’epoca. Ben presto la sua carriera arriva all’apice del successo, nonostante una successiva interruzione a causa di una sua intima crisi intellettuale che lo porta a ritirarsi per molti anni. Ad ogni modo, nel lungo periodo di carriera, Vincenzo Gemito produce tutta una serie di celebri disegni, sculture, figure di terracotta, autoritratti e opere pittoriche ispirate alle scene popolaresche napoletane. 

Vediamo in questo nuovo post a cura di Napoli Fans e dedicato alla Cultura, tutti i principali step professionali e la vita del noto artista napoletano Vincenzo Gemito. Bentornati sul nostro portale!

Gli esordi di Vincenzo Gemito

Vicenzo Gemito nasce a Napoli il 16 luglio del 1852. Abbandonato dalla famiglia di origine, viene dato in affidamento a Giuseppina Baratta e Giuseppe Bes (poi morto e dopo il quale la moglie convola a nozze con Francesco Jadiciccio detto “Mastro Ciccio”), fin dalla nascita e successivamente vive un’adolescenza abbastanza irrequieta, iniziando però a sperimentare ben presto l’arte della pittura e della scultura. 

Inizialmente, la sua prima formazione artistica avviene nella bottega dello scultore accademico Emanuele Caggiano, conosciuto a soli nove anni. Successivamente, Vincenzo passa però sotto la guida di Stanislao Lista, che gli trasmette i rudimenti dello studio del vero nella scultura. 

Nonostante la sua successiva ammissione al Regio Istituto di belle arti, Gemito alle aule dell’accademia preferisce di gran lunga l’atmosfera dei vicoli di Napoli, con tutto ciò che da essi è possibile imparare. Nel 1868, Gemito espone per la prima volta un suo lavoro: una scultura in terracotta con innesti di gesso patinato a finto bronzo, intitolata Il giocatore di carte. Nel 1869 è invece il momento del Ritratto del pittore Petrocelli, di cui effettua anche una scultura.

La carriera di successo di Vincenzo Gemito

In seguito, Vincenzo Gemito continua a lavorare e produrre opere di vario genere, accompagnato da un folto gruppo di artisti che, come lui, vogliono cambiare le regole dell’arte scultorea. Nel 1871 Gemito vince il primo premio del concorso indetto dall’Istituto delle Belle Arti di Napoli con l’altorilievo Giuseppe venduto dai fratelli e la scultura del Bruto. Nel frattempo si lega a Matilde Duffaud, che diviene modella e compagna di vita.

Tra i molteplici successi dei migliori anni di carriera di Vincenzo Gemito ricordiamo il Gran pescatore o Pescatorello; il Ritratto del dottor Landolt e quello di Federico de Madrazo, presentati al Salon di Parigi; l’Acquaiolo, che gli richiede più di un anno di lavoro. Nel 1877 l’artista decide di trasferirsi a Poissy, Francia, presso la villa di Ernest Meissonier, dove viene raggiunto anche dall’amico Mancini e dalla sua compagna Matilde.

Torna a Napoli nel 1880 ma successivamente alla prematura morte della giovane compagna (avvenuta per tisi nel 1881), distrutto dal dolore, l’artista decide di ritirarsi temporaneamente a Capri

La crisi e gli ultimi anni di Vincenzo Gemito

La meravigliosa carriera di Gemito subisce un arresto quando viene incaricato da Umberto I di eseguire una statua effigiante Carlo V d’Asburgo presso il palazzo Reale di Napoli. La travagliata realizzazione dell’opera concepita accademicamente e dunque al di fuori della sua arte, provoca a Gemito un grave esaurimento nervoso che lo porta al ricovero nella casa di cura Fleuret.

Successivamente si chiude in isolamento nella propria casa trascorrendo lì, tra deliri e digiuni, ben diciotto anni di vita. Dopo questo lungo periodo, Gemito sembra riuscire a guarire e ritorna in attività, realizzando molte opere di valore: tra queste la celebre Madonnina del Grappa.

Vincenzo Gemito, infine, muore il 1° marzo del 1929 a Napoli. Ma nonostante la sua morte, Vincenzo Gemito e le sue opere sono tutt’altro che defunte. Di esse si esalta il realismo, il suo essere poliedrico e mai scontato. Il suo soggetto preferito sono gli scugnizzi, che ci fa capire il legame dell’artista con i vicoli (e i suoi abitanti) di Napoli.