Totò, comico napoletano: la storia dell’emblema della città nel mondo nel post di Napoli Fans
Bentrovati nuovamente nel nostro appuntamento con i personaggi che hanno reso Napoli famosa nel mondo. In quello odierno vogliamo parlarvi di colui che è stato senza alcun dubbio il più grande attore napoletano di sempre: stiamo parlando di Totò, comico originario del quartiere Sanità, divenuto l’emblema della napoletanità profonda e dilagante, divertente e malinconica, che incarna il sentirsi parte di questa fantastica terra, a volte troppo sottostimata dalla propria stessa gente.
E Antonio De Curtis, in arte Totò, ha mostrato il lato gioviale e divertente del popolo napoletano, gentile e mai banale, divenendo il simbolo più luminoso di Napoli nel mondo.
Ancora oggi i film di Totò sono trasmessi nelle TV di mezzo mondo, dimostrandosi un evergreen, e ancora oggi ci si diverte guardandoli.
Ma chi è Totò? Qual è la sua storia? Ve ne parliamo qui su Napoli Fans!
Indice dei contenuti
Antonio De Curtis, in arte Totò
- “Il coraggio non mi manca. E’ la paura che mi frega”.
- “Com’è gentile per essere una parente: sembra un’estranea”.
- “Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiesero il bis”.
- “Modestamente, la circolazione ce l’ho nel sangue”.
- “Sei una bella donna, sei una ninfa, sei ninfatica”.
- “L’unica cura per l’acne giovanile è la vecchiaia”.
Si potrebbe continuare all’infinito con le frasi celebri di Antonio De Curtis, in arte Totò, chiamato Il Principe della risata. Una delle personalità che più ha lasciato in eredità, a Napoli e all’Italia intera, un patrimonio culturale artistico dal valore indiscutibile.
Il suo rapporto con Napoli
E’ sempre stato forte, intenso: nato alla Sanità, ha sempre sentito forte la sua appartenenza alla città partenopea.
Celebre è la copertina di Paese Sera del 15 aprile 1967, giorno della sua morte, nella quale il quotidiano forniva la notizia della morte del celebre attore, stroncato da un infarto, rimarcando le sue ultime parole:
“Mi sento male…portatemi a Napoli”.
Totò, le origini del comico napoletano
Antonio De Curtis nasce a Napoli il 15 febbraio 1898, in via Santa Maria Antesaecula (rione Sanità), al secondo piano del numero civico 109.
La madre, Anna Clemente, lo registra all’anagrafe come Antonio Clemente e nel 1921 la donna sposa il marchese Giuseppe De Curtis che successivamente riconosce Antonio come suo figlio.
Nel 1933 il marchese Francesco Maria Gagliardi adotta Antonio, trasmettendogli i suoi titoli gentilizi.
All’educazione di Antonio provvede dunque la madre che, fra l’altro, è l’originaria “inventrice” del nome Totò. E’ lei, infatti, che gli affibbia il celebre nomignolo.
Totò, rivelatosi particolarmente vivace e pieno di vita, all’età di quattordici anni lascia gli studi e diventa aiutante di mastro Alfonso, un pittore di appartamenti.
L’amore per il teatro è un’altra causa importante del suo abbandono scolastico. Infatti, Totò inizia a recitare, fin da giovanissimo, in piccoli e scalcinati teatri di periferia, proponendo al pubblico imitazioni e macchiette, accolte inizialmente con poco entusiasmo.
A soli sedici anni ha l’amara impressione che la sua passione non può avere sbocchi significativi e si arruola come volontario nell’esercito.
Alla fine della Grande Guerra, Totò riprende la sua attività teatrale a Napoli, ancora con poco successo ma, finalmente, nel 1922 si trasferisce a Roma con la famiglia.
Dopo una breve collaborazione con la compagnia comica di Giuseppe Capece, debutta al teatro Jovinelli recitando il repertorio di Gustavo De Marco.
E’ il primo grande successo e proprio qui in breve tempo inizierà a “farsi un nome” con i manifesti che riportano il suo nomignolo a caratteri cubitali e fioccano le scritture nei teatri più famosi come: solo per citarne alcuni, il Teatro Umberto, il Trianon, il San Martino di Milano e il Maffei di Torino.
La consacrazione del comico Totò
La vera consacrazione del comico napoletano avviene a Napoli, in particolare grazie agli spettacoli della rivista “Messalina” (accanto a Titina de Filippo).
Nel suo spettacolo, Totò non si limita a far ridere, ma trascina letteralmente il pubblico in un vortice di battute e situazioni. Totò diventa padrone del palcoscenico, recitando accanto ad Anna Magnani e i fratelli De Filippo, continuando poi la sua carriera, anche nel mondo del cinema.
Già nel 1937 aveva debuttato al cinema con “Fermo con le mani” e fino al 1967 interpreterà circa un centinaio di film.
Fra i riconoscimenti ottenuti nella settima arte, si possono citare, ad esempio, la Maschera d’argento (nel 1947), cui fa seguito, nel 1951, il Nastro d’argento per l’interpretazione nel film “Guardie e ladri” di Steno e Monicelli.
Totò ha scritto anche diverse canzoni napoletane, fra cui vi è annoverata la celeberrima “Malafemmena”.
Nel 1956 torna al teatro con la rivista di Nelli e Mangini “A prescindere”.
Pubblica anche una raccolta di poesie dal titolo “‘A livella”, che fa seguito alla biografia “Siamo uomini o caporali?”, di alcuni anni prima.
Nel 1966 riceve il secondo “Nastro d’argento” per l’interpretazione del film “Uccellacci e uccellini”, di Pier Paolo Pasolini. Per questo film Totò riceve anche una menzione speciale al Festival di Cannes.
Ormai, quasi cieco, partecipa al film “Capriccio all’italiana” in due episodi: “Il mostro” e “Che cosa sono le nuvole”.

Film di Totò
Antonio de Curtis, in arte Totò, è stato un artista poliedrico: poeta, interprete teatrale, paroliere, compositore, cantante, drammaturgo, ma tra le sue arti, quella che sicuramente viene ricordata come la più importante, è la carriera da attore.
Alcuni film sono elementi di arte e di storia della cinematografia mondiale.

Ecco a voi la filmografia di Totò, con tutti i film ai quali ha partecipato il comico napoletano del Rione Sanità:
- Fermo con le mani, regia di Gero Zambuto (1937)
- Animali pazzi, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1939)
- San Giovanni decollato, regia di Amleto Palermi (1940)
- L’allegro fantasma, riedito nel dopoguerra con il titolo Totò allegro fantasma, regia di Amleto Palermi (1941)
- Due cuori fra le belve, riedito nel dopoguerra con il titolo Totò nella fossa dei leoni, regia di Giorgio Simonelli (1943)
- Il ratto delle Sabine, riedito nel dopoguerra con il titolo Il professor Trombone, regia di Mario Bonnard (1945)
- I due orfanelli, regia di Mario Mattoli (1947)
- Totò al Giro d’Italia, regia di Mario Mattoli (1948)
- Fifa e arena, regia di Mario Mattoli (1948)
- I pompieri di Viggiù, regia di Mario Mattoli (1949)
- Yvonne la Nuit, regia di Giuseppe Amato (1949)
- Totò cerca casa, regia di Steno e Mario Monicelli (1949)
- L’imperatore di Capri, regia di Luigi Comencini (1949)
- Totò le Mokò, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1949)
- Napoli milionaria, regia di Eduardo De Filippo (1950)
- Figaro qua, Figaro là, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
- Totò cerca moglie, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
- Tototarzan, regia di Mario Mattoli (1950)
- Le sei mogli di Barbablù, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
- Totò sceicco, regia di Mario Mattoli (1950)
- 47 morto che parla, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
- Totò terzo uomo, regia di Mario Mattoli (1951)
- Totò e i re di Roma, regia di Steno e Mario Monicelli (1951)
- Sette ore di guai, regia di Vittorio Metz e Marcello Marchesi (1951)
- Guardie e ladri, regia di Steno e Mario Monicelli (1951)
- Totò a colori, regia di Steno (1952)
- Totò e le donne, regia di Steno e Mario Monicelli (1952)
- L’uomo, la bestia e la virtù, regia di Steno (1953)
- Una di quelle, regia di Aldo Fabrizi (1953)
- Un turco napoletano, regia di Mario Mattoli (1953)
- Il più comico spettacolo del mondo, regia di Mario Mattoli (1953)
- Questa è la vita, episodio La patente, regia di Luigi Zampa (1954)
- Dov’è la libertà…?, regia di Roberto Rossellini (1954)
- Tempi nostri – Zibaldone n. 2, episodio La macchina fotografica, regia di Alessandro Blasetti (1954)
- Miseria e nobiltà, regia di Mario Mattoli (1954)
- Il medico dei pazzi, regia di Mario Mattoli (1954)
- I tre ladri, regia di Lionello De Felice (1954)
- Totò cerca pace, regia di Mario Mattoli (1954)
- L’oro di Napoli, episodio Il guappo, regia di Vittorio De Sica (1954)
- Totò e Carolina, regia di Mario Monicelli (1955)
- Totò all’inferno, regia di Camillo Mastrocinque (1955)
- Siamo uomini o caporali, regia di Camillo Mastrocinque (1955)
- Destinazione Piovarolo, regia di Domenico Paolella (1955)
- Il coraggio, regia di Domenico Paolella (1955)
- Racconti romani, regia di Gianni Franciolini (1955)
- La banda degli onesti, regia di Camillo Mastrocinque (1956)
- Totò lascia o raddoppia?, regia di Camillo Mastrocinque (1956)
- Totò, Peppino e la… malafemmina, regia di Camillo Mastrocinque (1956)
- Totò, Peppino e i fuorilegge, regia di Camillo Mastrocinque (1956)
- Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957)
- Totò e Marcellino, regia di Antonio Musu (1958)
- Totò, Peppino e le fanatiche, regia di Mario Mattoli (1958)
- I soliti ignoti, regia di Mario Monicelli (1958)
- Gambe d’oro, regia di Turi Vasile (1958)
- La legge è legge, regia di Christian-Jaque (1958)
- Totò a Parigi, regia di Camillo Mastrocinque (1958)
- Totò nella luna, regia di Steno (1958)
- Totò, Eva e il pennello proibito, regia di Steno (1959)
- I ladri, regia di Lucio Fulci (1959)
- La cambiale, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
- I tartassati, regia di Steno (1959)
- Arrangiatevi, regia di Mauro Bolognini (1959)
- Noi duri, regia di Camillo Mastrocinque (1960)
- Signori si nasce, regia di Mario Mattoli (1960)
- Letto a tre piazze, regia di Steno (1960)
- Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, regia di Mario Mattoli (1960)
- Risate di gioia, regia di Mario Monicelli (1960)
- Chi si ferma è perduto, regia di Sergio Corbucci (1960)
- Totò, Peppino e… la dolce vita, regia di Sergio Corbucci (1961)
- Sua Eccellenza si fermò a mangiare, riedito con il titolo II Dott. Tanzarella, medico personale del… fondatore dell’impero, regia di Mario Mattoli (1961)
- Totòtruffa 62, regia di Camillo Mastrocinque (1961)
- I due marescialli, regia di Sergio Corbucci (1961)
- Totò contro Maciste, regia di Fernando Cerchio (1962)
- Totò diabolicus, regia di Steno (1962)
- Totò e Peppino divisi a Berlino, regia di Giorgio Bianchi (1962)
- Lo smemorato di Collegno, regia di Sergio Corbucci (1962)
- Totò di notte n. 1, regia di Mario Amendola (1962)
- I due colonnelli, regia di Steno (1963)
- Il monaco di Monza, regia di Sergio Corbucci (1963)
- Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1963)
- Totò contro i quattro, regia di Steno (1963)
- Totò e Cleopatra, regia di Fernando Cerchio (1963)
- Le motorizzate, episodio Il vigile ignoto, regia di Marino Girolami (1963)
- Totò sexy, regia di Mario Amendola (1963)
- Gli onorevoli, regia di Sergio Corbucci (1963)
- Il comandante, regia di Paolo Heusch (1963)
- Che fine ha fatto Totò Baby?, regia di Ottavio Alessi (1964)
- Totò contro il pirata nero, regia di Fernando Cerchio (1964)
- Le belle famiglie, episodio Amare è un po’ morire, regia di Ugo Gregoretti (1964)
- Totò d’Arabia, regia di José Antonio de la Loma (1965)
- Gli amanti latini, episodio Amore e morte, regia di Mario Costa (1965)
- La mandragola, regia di Alberto Lattuada (1965)
- Rita, la figlia americana, regia di Piero Vivarelli (1965)
- Uccellacci e uccellini, regia di Pier Paolo Pasolini (1966)
- Operazione San Gennaro, regia di Dino Risi (1966)
- Le streghe, episodio La terra vista dalla luna, regia di Pier Paolo Pasolini (1967)
- Il padre di famiglia, regia di Nanni Loy (1967)
- Capriccio all’italiana, episodi Il mostro della domenica di Steno e Che cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini (1968)
Memorabile la scena della lettera del film “Totò, Peppino e la malafemmina” che vi riproponiamo qui di seguito:
Totò: ‘A livella
Totò, comico napoletano, è anche un eccezionale poeta e autore di testi tra i più belli del ‘900. Uno di questi si chiama “‘A livella” ed è una poesia (raccolta nell’omonimo libro) che racconta la storia di due fantasmi che si incontrano al cimitero. Uno ricco e nobile, l’altro povero e diseredato. Come se la caveranno da soli al camposanto?
Una lezione di Totò, sulla vita e sulla morte, che vi riproponiamo nelle righe che seguono:
Per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’adda fà chesta crianza;
Ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn’anno, puntualmente, in questo giorno,
Di questa triste e mesta ricorrenza,
Anch’io ci vado, e con dei fiori adorno
Il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.
Dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo, e che paura!,
Ma po’ facette un’anema e curaggio.
S’avvicinava ll’ora d’à chiusura:
Io, tomo tomo, stavo per uscire
Buttando un occhio a qualche sepoltura.
Signore di Rovigo e di Belluno
Ardimentoso eroe di mille imprese
Morto l’11 maggio del’31”
…sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;
Tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:
Cannele, cannelotte e sei lumine.
Nce stava ‘n ‘ata tomba piccerella,
Abbandunata, senza manco un fiore;
Pe’ segno, sulamente ‘na crucella.
“Esposito Gennaro – netturbino”:
Guardannola, che ppena me faceva
Stu muorto senza manco nu lumino!
Chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s’aspettava
Ca pur all’atu munno era pezzente?
S’era ggià fatta quase mezanotte,
E i’rimanette ‘nchiuso priggiuniero,
Muorto ‘e paura… nnanze ‘e cannelotte.
Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia…
Penzaje: stu fatto a me mme pare strano…
Stongo scetato… dormo, o è fantasia?
C’o’ tubbo, ‘a caramella e c’o’ pastrano;
Chill’ato apriesso a isso un brutto arnese;
Tutto fetente e cu ‘nascopa mmano.
‘Omuorto puveriello…’o scupatore.
‘Int ‘a stu fatto i’ nun ce veco chiaro:
So’ muorte e se ritirano a chest’ora?
Quanno ‘o Marchese se fermaje ‘e botto,
S’avota e tomo tomo.calmo calmo,
Dicette a don Gennaro:”Giovanotto!
Con quale ardire e come avete osato
Di farvi seppellir, per mia vergogna,
Accanto a me che sono blasonato!
Ma Voi perdeste il senso e la misura;
La Vostra salma andava, si, inumata;
Ma seppellita nella spazzatura!
La Vostra vicinanza puzzolente,
Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso
Tra i vostri pari, tra la vostra gente”
I’nun v’avesse fatto chistu tuorto;
Mia moglie è stata a ffa’ sta fesseria,
I’ che putevo fa’ si ero muorto?
Pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse
E proprio mo, obbj’…’nd’a stu mumento
Mme ne trasesse dinto a n’ata fossa”.
Che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
Avrei già dato piglio alla violenza!”
‘A verità, Marché, mme so’ scucciato
‘E te senti; e si perdo ‘a pacienza,
Mme scordo ca so’ muorto e so mazzate!…
Ccà dinto, ‘o vvuo capi, ca simmo eguale?…
…Muorto si’tu e muorto so’ pur’io;
Ognuno comme a ‘na’ato é tale e quale”.
Paragonarti a me ch’ebbi natali
Illustri, nobilissimi e perfetti,
Da fare invidia a Principi Reali?”.
T”o vvuo’ mettere ‘ncapo…’int’a cervella
Che staje malato ancora è fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella.
Trasenno stu canciello ha fatt’o punto
C’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme:
Tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?
Suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
Nuje simmo serie… appartenimmo à morte!”
Totò e la Malafemmina
Altra magistrale interpretazione di Totò è la canzone “Malafemmina” scritta dall’attore per l’ex moglie Diana Rogliani, che racconta delle pene d’amore di un uomo per la sua amata, che evidentemente non lo ricambia, o che comunque è malvagia, non curante del sentimento d’amore dell’uomo.
Ecco a voi il testo della canzone, divenuta un classico della canzone napoletana:
Si avisse fatto a n’ato
Chello ch’e fatto a mme
St’ommo t’avesse acciso,
Tu vuò sapé pecché?
Pecché ‘ncopp’a sta terra
Femmene comme a te
Non ce hanna sta pé n’ommo
Onesto comme a me!…
Femmena
Tu si na malafemmena
Chist’uocchie ‘e fatto chiagnere.
Lacreme e ‘nfamità.
Femmena,
Si tu peggio ‘e na vipera,
M’e ‘ntussecata l’anema,
Nun pozzo cchiù campà.
Femmena
Si ddoce comme ‘o zucchero
Però sta faccia d’angelo
Te serve pe ‘ngannà…
Femmena,
Tu si ‘a cchiù bella femmena,
Te voglio bene e t’odio
Nun te pozzo scurdà…
Te voglio ancora bene
Ma tu nun saie pecchè
Pecchè l’unico ammore
Si stata tu pe me…
E tu pe nu capriccio
Tutto ‘e distrutto, ojnè,
Ma Dio nun t’o perdone
Chello ch’e fatto a mme!…
Totò, morte del Principe della risata
La morte di Totò avviene il 15 aprile 1967. Il 14 aprile interrompe la lavorazione e nella notte di sabato 15 aprile subisce un gravissimo infarto.
Il 15 aprile 1967, intorno alle tre e mezzo del mattino, dopo un susseguirsi di vari attacchi cardiaci, Totò si spegne.
Nel pomeriggio la sua salma giunge a Napoli accolta, già all’uscita dell’autostrada e alla Basilica del Carmine, da una folla enorme.
Viene sepolto nella Cappella De Curtis al Pianto, nel cimitero sulle alture di Napoli, in località Capodichino.

Casa Totò
Ancora oggi, nel quartiere Sanità, è possibile intravedere l’abitazione originaria dove Totò ha vissuto fino all’età di 23 anni. La casa di Totò si trova nello specifico in via Antesaecula, nel popoloso quartiere napoletano. Purtroppo però l’abitazione non versa in buone condizioni ed è chiusa quasi tutto l’anno al pubblico.
Sarebbe bello rendere disponibile a tutti i napoletani e i turisti in visita in città questo pezzo di storia, non così antica, legata al Principe della Risata, ancora oggi vivo nella memoria, grazie anche ai tanti murales sorti nei pressi di casa sua.
Il nostro appuntamento con i personaggi napoletani più importanti e famosi termina qui. Alla prossima con i post di Napoli Fans!