Scultori napoletani, la nostra top 10

cristo velato napoli
Fonte: museosansevero.it

Scultori napoletani, la top 10 di sempre nel post di Napoli Fans

Bentrovati su Napoli Fans, il portale dedicato alla cultura napoletana. Nell’appuntamento di oggi vi parleremo scultori napoletani, quelli cioè che hanno partecipato alla costruzione monumentale della quale la nostra città oggi è ricca e famosa nel mondo.

Napoli, città dell’arte, è un rimando che avviene da secoli, riconosciuta anche dall’Unesco per il suo centro storico, unico al mondo.

E tra le arti che hanno permesso alla città partenopea di avere un patrimonio così eccellente, qui vi rientra anche la scultura napoletana che ha arricchito la città con le proprie opere, alcune delle quali appartengono alla grande storia dell’arte italiana.

Ma chi sono i 10 scultori napoletani più importanti di sempre?

Alcuni non sono napoletani ma è a Napoli che hanno lasciato un segno indelebile. Seguiteci in questa breve rassegna. Buona lettura da Napoli Fans!

Giuseppe Sanmartino

Nato a Napoli nel 1720, è stato uno scultore napoletano dal grande virtuosismo tecnico, ricordato principalmente per essere l’autore del Cristo Velato, una delle opere che attrae il maggior numero di turisti a Napoli.

Il decollo artistico di Sanmartino si ha nella seconda metà del Settecento, quando Napoli serbava tracce di un notevole fervore artistico che vi accentrò i nuovi orientamenti della scultura settecentesca italiana.

Collaborò negli anni anche con Antonio Corradini, convocati entrambi da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, riuniti intorno al cantiere della cappella Sansevero.

Raimondo di Sangro, infatti, che intendeva rendere la cappella un mausoleo degno della grandezza del proprio casato, ingaggiò pittori e scultori rinomati in grado di arricchirla con sculture di grandissimo pregio.

Sanmartino realizzò il Cristo Velato, opera in cui la figura del Cristo morto è mirabilmente velata da un tessuto finissimo, talmente ben reso da non sembrare scolpito nel marmo, ma reale. La magistrale trasparenza del velo ha nel corso dei secoli dato adito a una leggenda secondo cui lo stesso Principe, noto per le sue sensazionali invenzioni e per i suoi studi di alchimia, avrebbe insegnato allo scultore una procedura di calcificazione di cristalli di marmo nel tessuto.

Il Cristo velato è ricavato da due blocchi di marmo: uno in marmo di Carrara per il corpo del Cristo e l’altro in marmo colorato per la coltre su cui poggia il materasso che, di fatto, sostiene il corpo del Cristo.

Altri lavori del Sanmartino sono l’esecuzione di figure di santi e sculture allegoriche (1757, cappelle dell’Assunta e di S. Martino, chiesa della certosa di S. Martino; 1763-64, Foro Carolino; 1775-92, chiesa dei Gerolamini; 1781, chiesa dell’Annunziata).

Particolarmente abile nel modellare la creta, realizzò ritratti, figure presepiali e modelli per gli argentieri (Tobia e l’angelo, realizzato da Giuseppe e Gennaro Del Giudice, 1797, Cappella del Tesoro di San Gennaro).

cristo velato napoli
Fonte: museosansevero.it

Cosimo Fanzago

Architetto, scultore e imprenditore, che ha tradotto gli stilemi seicenteschi in quel che oggi chiamiamo Barocco Napoletano.

A lui si devono una quantità davvero impressionante di lavori, fra i quali più in vista ci sono: interventi alla chiesa e al chiostro della Certosa di San Martino, le facciate delle chiese di Santa Maria di Costantinopoli, S. Giuseppe a Pontecorvo, S. Maria degli Angeli alle Croci, S. Teresa a Chiaia, la Guglia di San Gennaro, gli altari maggiori di San Domenico Maggiore, San Pietro a Majella, Ss. Severino e Sossio, Palazzo Zevallos, Palazzo Carafa di Maddaloni, il cosiddetto Palazzo di Donn’Anna a Posillipo, il cappellone di Sant’Antonio in San Lorenzo Maggiore, restauro del Complesso di San Gaudioso, la Fontana del Sebeto, la chiesa S. Maria di Costantinopoli.

Vincenzo Gemito.

Vissuto a Napoli dal 1852 al 1929, il suo stile ed il gusto realista a cavallo tra ‘800 e ‘900 si vede tutto nei suoi lavori come: Il Giocatore di carte (1868, Museo nazionale di Capodimonte) Il Pescatorello (museo civico di Castel Nuovo), Carlo V (Palazzo Reale).

Giovan Lorenzo Bernini

Nato a Napoli nel 1598, ha eseguito i lavori suoi più importanti a Roma, dove è scomparso nel 1680.

E’ il massimo protagonista della cultura figurativa barocca, ma a Napoli ci è solo nato: era infatti figlio di Pietro Bernini, artista toscano stabilitosi a Napoli per lavorare nel cantiere della Certosa di San Martino.

Antonio Canova

Soprannominato il nuovo Fidia, sicuramente uno dei più grandi scultori del ‘700, è ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo. Non napoletano di nascita, a Napoli Canova ha lasciato la propria eredità artistica: al Museo di Capodimonte di Napoli sono conservate alcune sue sculture, al Museo archeologico nazionale di Napoli si trova il Ferdinando I, e in piazza del Plebiscito il Monumento equestre a Carlo III e il Cavallo del monumento equestre a Ferdinando delle Due Sicilie.

Ha ricevuto uno straordinario successo la mostra “Canova e l’antico” in scena al Mann recentemente e dedicata all’illustre scultore.

amore e psiche
Dennis Jarvis from Halifax, Canada / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)

Giovanni da Nola

Conosciuto anche come Giovanni Merliano, attivo a Napoli nella prima metà del ‘500, è autore di una vastissima opera che si divide tra architettura e scultura.

Le sue maggiori opere si trovano in San Giovanni a Carbonara, San Domenico Maggiore, Sant’Anna dei Lombardi, San Pietro a Majella. 

A questi si aggiungono ben quattro fontane: Fontana della Scapigliata, Fontana del Capone, Fontana degli Incanti, Fontana dei 4 del Molo. 

Antonio Corradini

Nato ad Este nel 1688, si spense a Napoli nel 1752, uno dei più grandi scultori italiani, attivo prima a Venezia, poi a Vienna, Roma e infine a Napoli, dove lavorò al servizio di Raimondo di Sangro nel cantiere della cappella Sansevero, Antonio Corradini è principalmente ricordato per la sua maestria nell’esecuzione di figure velate.

In terra napoletana, di Corradini l’opera più importante è sicuramente la Pudicizia presente nel Museo Cappella di Sansevero.

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David Sivyer Segui / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)

Giuliano e Benedetto da Maiano

Scultori vissuti intorno al ‘400. Di Benedetto rimangono principali tracce nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, nella Tomba della Duchessa Maria d’Aragona e l’Altare dell’Annunciazione nella Cappella Mastrogiudici.

Suo fratello maggiore, Giuliano, realizzò Porta Capuana, Porta Nolana, la Cappella Tolosa nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi e, forse, l’Arco di Trionfo al Castel Nuovo, sulla cui attribuzione ci sono però ancora dubbi.

Domenico Antonio Vaccaro

Pittore, scultore, architetto e disegnatore italiano, fu un artista a cavallo tra il Barocco e il Rococò e autore di importanti chiese napoletane.

A lui si devono la realizzazione dell’Altare in Sant’Anna di Palazzo e le sculture nella chiesa di Santa Maria della Redenzione dei Captivi.

Francesco Queirolo

A lui si deve la terza opera, insieme al Cristo Velato e alla Pudicizia che hanno reso celebre il Museo Cappella di Sansevero nel mondo, ovvero il Disinganno. Nato a Genova nel 1704, morì a Napoli nel 1762. Oltre al Disinganno, nella Cappella Sansevero ci sono altre opere da lui realizzate, bellissima l’Amor Divino, anche se per alcuni storici è dubbia la realizzazione dello stesso Queirolo.

Tito Angelini

Fu professore di scultura e direttore della Scuola di disegno, svolse una larghissima attività, in gran parte su commissioni della corte borbonica ed è considerato a ragione come uno degli scultori napoletani più talentuosi di sempre.

Ritrasse Francesco I, Ferdinando II e la regina Maria Teresa, ancora Ferdinando II, in due sculture inviate a Palermo e a Noto.

Altre sue opere sono la Religione (1836) per il chiostro del cimitero di Poggioreale, il S. Ambrogio per la chiesa di S. Francesco di Paola, la Fede e la Speranza per la Madonna delle Grazie, la Clemenza (1837) e l’Immacolata, rispettivamente per lo scalone e per la cappella di Palazzo Reale, la tomba (1831) di Lucia Migliaccio, moglie morganatica di Ferdinando IV in S. Ferdinando. Angelini in tutte queste opere si mostra strettamente collegato alla tradizione accademica.

Nelle opere successive, tuttavia, e specie nelle più tarde, si può notare come l’Angelini si sia progressivamente accostato alle nuove forme naturalistiche, senza riuscire, però, a penetrarne appieno il significato. Ciò è avvertibile non tanto nel monumento a Mercadante in via Medina (1876), ma piuttosto nel busto di Enrico Alvino, nella statua di Dante in piazza, e ancor più nel monumento dedicato a Imbriani (1878), in piazza Mazzini.

Il nostro post dedicato agli scultori napoletani termina qui. Alla prossima con i post dedicati alla cultura e all’arte napoletana, di Napoli Fans!