Cosimo Fanzago, bio dell’artista di origine bergamasca ma trapiantato a Napoli, nel post a cura di Napoli Fans
Anche se non napoletano d’origine, la fortuna dello scultore Cosimo Fanzago è strettamente legata alla città partenopea. Perché da Clusone, nella città bergamasca, Fanzago alla morte del padre andò a lavorare proprio a Napoli da uno zio paterno; in seguito divenne una vera e propria celebrità. Siamo tra l’inizio e la metà del 1600: il Rinascimento lascia spazio al Barocco, di cui Fanzago fu uno dei maggiori esponenti in terra vesuviana, con una certa originalità.
Vediamo in questo nuovo post a cura di Napoli Fans, la vita e le opere dello scultore Cosimo Fanzago, nel nuovo post dedicato alla Cultura, a cura del nostro portale!
Da Bergamo a Napoli
Cosimo Fanzago nasce a Clusone (nelle prealpi bergamasche) il 13 ottobre del 1591 da Ascenzio Fanzago e Lucia Bonicelli. Lo zio Pietro, che si diletta di ingegneria e matematica, ha realizzato l’orologio planetario di Clusone. In famiglia, in sostanza, si respira aria di arte e scienze nelle quali Il Fanzago può nutrirsi e attingere a piene mani per il suo lavoro.
Nel 1608, alla morte del padre, Cosimo si trasferisce a Napoli dallo zio paterno Pompeo, che ricopre la carica di Ufficiale delle Gabelle del Grano e delle Farine a Porta Capuana.
In Lombardia, in famiglia, aveva iniziato precedentemente come scalpellino e marmoraro.
Nella città partenopea nel 1612 inizia a lavorare nella bottega del maestro fiorentino Angelo Landi, il quale si occupa, insieme anche ad altri artisti, del cantiere della Certosa di San Martino, al quartiere del Vomero: un’area che custodisce uno dei maggiori complessi abbaziali della città napoletana. Con questo lavoro Fanzago ha trovato anche l’amore. Nello stesso contratto di “assunzione”, della durata biennale, c’è infatti anche la promessa di sposare Felicia, una delle figlie del Landi, da cui successivamente ha avuto anche quattro figli: Caterina Vittoria, Ascenzio, Orsola e Carlo, quest’ultimo continuatore dell’attività paterna.
Nella lunga e fervida attività per la Certosa, Cosimo Fanzago realizza le statue di San Bruno, San Pietro e San Martino, diversi lavori di ammodernamento del complesso. Dopo la scadenza del contratto di lavoro, i rapporti col suocero rimangono ottimi e Fanzago continua a collaborare col Landi fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1620.
In questi anni realizza anche i tre stemmi vicereali di Don Pedro Fernández de Castro per il Palazzo dei Regi Studi, oggi al Museo nazionale di San Martino. Si occupa poi del monumento funebre al cardinale Carafa nella Cattedrale di Napoli e del Sant’Ignazio a Catanzaro. Inoltre si occupa del Sepolcro del Cardinale Acquaviva per la cappella del Monte di Pietà di Napoli. Nello stesso periodo realizza anche il San Francesco Saverio e il Sant’Aspreno nella Chiesa del Gesù Nuovo, nonché il busto di Michele Gentile a Barletta.
La maturità artistica dello scultore
Dopo la morte del suocero, Fanzago collabora insieme ai marmorari Nicola, Bartolomeo Botti e Francesco Balsimelli, alla realizzazione del ciborio dell’altare di Santa Patrizia (oggi esposto al Museo di Capodimonte). Lavora poi sia nella Chiesa della Santissima Trinità delle Monache che per i certosini di San Martino. E’ attivo anche all’abbazia di Montecassino e realizza il ritratto marmoreo di Girolamo Flerio nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.
La fama dello scultore cresce negli anni proprio a Napoli, ma la sua attività subisce però un’interruzione durante la rivolta di Masaniello (1647).
Accusato di essere filo spagnolo per una serie di lavori richiesti dagli occupanti del Regno, è costretto a trasferirsi a Roma per un breve periodo, per poi tornare nella città partenopea, dove muore il 13 febbraio del 1678. E’ sepolto nella chiesa di Santa Maria d’Ognibene.
Il post dedicato a Cosimo Fanzago, termina qui. Alla prossima con gli approfondimenti dedicati alla cultura partenopea, a cura del nostro portale!