Museo Capodimonte: la storia del palazzo nato come residenza di caccia dei Borbone su Napoli Fans
Bentrovati nel consueto spazio dedicato alla cultura napoletana, a cura di Napoli Fans. Oggi vi parleremo di uno dei simboli della città partenopea: stiamo parlando del Museo di Capodimonte, antica residenza di caccia dei Borbone e oggi un fantastico museo, visitato ogni anno da migliaia di turisti in visita nella città partenopea.
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Johann Joachim Winckelmann sul Museo Capodimonte
“Il museo sta in un palazzo rimasto imperfetto a cagione della guerra di Velletri; e in esso è collocata la galleria de’ quadri, la libreria, e sopra tutto l’insigne raccolta delle medaglie, degl’intagli e de’ cammei de’ duchi di Parma. Ma questo palazzo essendo situato in un’eminenza, che signoreggia tutta la città, si arriva ad esso dopo d’aver superata la salita erta, e scoscesa con un palmo di lingua fuori, e per questo motivo i paesani non se ne pigliano tanto fastidio. Se i nostri nipoti avranno la sorte di vedere disposto tutto questo tesoro, non avrà vergogna di stare a fronte a qualunque altro”.
Ne sono passati di secoli da quando lo storico tedesco, Johann Joachim Winckelmann, nel Settecento, parlava, nei suoi scritti, del Museo di Capodimonte.
Ora i napoletani si prendono cura del Museo, sono orgogliosi di esso ed è un orgoglio che cresce sempre di più.
Capodimonte rappresenta uno dei fuori all’occhiello del patrimonio culturale e naturalistico non solo di Napoli, ma dell’Italia intera.
La storia del Museo di Capodimonte di Napoli
La Reggia di Capodimonte nasce come riserva di caccia di Re Carlo ed è stato residenza reale per tre dinastie, ognuna delle quali ha lasciato il segno: i Borbone, i sovrani francesi Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, e i Savoia dopo l’Unità di Italia.
Nel percorso si attraversano ambienti sfarzosi, come la Sala della Culla e il Salone delle Feste, e luoghi privati come l’Alcova pompeiana. E poi ritratti di famiglia, oggetti d’arte e di arredo e prodotti di lusso delle manifatture borboniche, quali porcellane, armi, sete e arazzi.
Carlo di Borbone, salito al trono di Napoli nel 1734, si pose il problema di fornire una degna sistemazione alle opere d’arte ereditate dalla madre, Elisabetta Farnese, facenti parti della sua collezione familiare, iniziata da papa Paolo III nel XVI secolo e portata avanti dai suoi eredi.
Sparse ancora tra Roma e Parma, alcune opere, in particolare quelle il cui valore superava le spese di trasporto, vennero trasferite nel palazzo Reale di Napoli (tra i maggiori, Raffaello e Tiziano), dove però mancava una galleria vera e propria. Col tempo anche il resto della collezione venne spostata e conservata all’interno dei depositi del palazzo, minacciati nella loro integrità anche da elementi naturali come la vicinanza del mare.
Nel 1738 il re avviò i lavori di costruzione di un palazzo, sulla collina di Capodimonte, da adibire a museo; al contempo una squadra di esperti definì gli ambienti interni per sistemare la collezione. Il progetto prevedeva che le opere fossero ospitate nelle stanze che affacciano verso sud, sul mare.
Con una costruzione ancora incompleta, le prime tele furono sistemate nel 1758, in dodici cameroni, divise per artisti e scuole pittoriche: tuttavia non si conosce con esattezza quali opere fossero esposte nel museo, poiché gli annuari dell’epoca sono andati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Museo Capodimonte, Napoli
Il Museo di Capodimonte ha avuto inizio con la Collezione Farnese, già famosa nel Cinquecento, che Carlo di Borbone ereditò dalla madre e porta con sé a Napoli nel 1735, desiderando di sistemarla in questa reggia in collina.
Nel tempo, la collezione si arricchì con le acquisizioni delle famiglie reali, con le opere provenienti da chiese e conventi napoletani, con importanti doni da parte di collezionisti privati. Tra Sette e Ottocento Capodimonte divenne tappa obbligata del Grand Tour d’Italia, durante il quale giovani intellettuali e aristocratici provenienti dai paesi europei visitavano la reggia per goderne le bellezze artistiche e naturali.
Il Real Bosco di Capodimonte
Con i suoi 134 ettari e più di 400 specie vegetali, costituisce un’area verde incontaminata che si affaccia sulla città e sul golfo di Napoli.
Grazie al clima mite e all’attività di rinomati botanici, qui si impiantarono molte specie rare ed esotiche, tra le quali canfora e camelie provenienti dall’Asia, magnolie e taxodi delle Americhe ed eucalipti australiani.
Tra i viali, disegnati con maestria da scenografo, dall’architetto Ferdinando Sanfelice, si dispongono 16 edifici storici tra residenze, casini, laboratori, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, orti e frutteti.
Per il suo patrimonio storico, architettonico e botanico il Bosco di Capodimonte è stato nominato nel 2014 il parco più bello d’Italia.
La casa della Porcellana di Capodimonte
Tra gli edifici antichi del Real Bosco è ancora visibile la Real fabbrica della porcellana, nella quale si produceva dal 1743 quella nota ancora oggi come Porcellana di Capodimonte. Nelle sale del museo si ammirano cornici, specchi e statuine.
Il capolavoro della manifattura napoletana è il salottino della regina Maria Amalia: un boudoir con le pareti interamente in porcellana policroma, realizzato nel periodo 1757-1759. Sono inoltre esposte splendide porcellane e candidi biscuit della Real Fabbrica di Napoli, voluta da Ferdinando IV di Borbone, come La Caduta dei Giganti e il Carro dell’Aurora.
Cosa vedere a Capodimonte
Visitare Capodimonte è come percorrere un manuale della storia dell’arte in Italia dal Duecento al Novecento e oltre. Nelle sale si incontrano i capolavori degli artisti di ogni scuola pittorica italiana, come quella toscana, veneziana, emiliana, napoletana, romana ma anche importanti presenze straniere, come Brueghel e gli altri Fiamminghi. E poi le sculture, la raccolta grafica e gli oggetti preziosi, ne fanno uno dei luoghi d’arte più belli e invidiati del mondo.
Tiziano, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Bellini, Botticelli, Masaccio, Mantegna, Rosso Fiorentino, Correggio, Parmigianino, Lotto, i fratelli Carracci. E ancora Goya, El Greco, Luca Giordano, Ribera, Artemisia Gentileschi, Van Dyck, Simone Martini, Warhol, Gemito, sono solo alcuni degli autori le cui opere si scoprono visitando il Museo di Capodimonte.
Info utili Museo di Capodimonte
Ecco qui di seguito alcune info utili, che vi aiuteranno nella vostra visita al Museo di Capodimonte.
Orari museo
- Orari Museo Capodimonte: questo è aperto tutti i giorni tranne il mercoledì dalle 8.30 alle 19.30. L’ultimo ingresso consentito è alle 18.30;
- Il museo è chiuso ogni mercoledì, il 1 gennaio e il 25 dicembre;
- Il 24 dicembre e il 31 dicembre il museo osserva il seguente orario di apertura al pubblico: 8.30-14.00;
- L’ultimo ingresso consentito è alle ore 13.00;
Biglietti museo
- Biglietto intero: € 12;
- Biglietto ridotto: € 6 per visitatori di età compresa tra 18 e 24 anni;
- E’ gratis: per minori di anni 18 e per i titolari di Artecard;
Come arrivare al museo di Capodimonte
Arrivare al museo è possibile con mezzi propri, giungendo al seguente indirizzo: Via Miano 2, 80131, Napoli.
Per coloro che vogliano giungere al museo con mezzi pubblici, consigliamo:
- autobus, grazie alle fermate in Piazza Museo (adiacenze Museo Archeologico Nazionale), con linee: 168 e 178 (fermata Porta Piccola, via Miano), C63 (fermata Porta Grande, via Capodimonte), 604 (fermata Viale Colli Aminei, distante ca. 200 m da Porta Piccola);
- shuttle CitySightseeing a pagamento, per raggiungere direttamente il Museo e Real Bosco di Capodimonte puoi utilizzare le navette a pagamento dello Shuttle Capodimonte;
- taxi, fermata Porta Grande, via Capodimonte oppure fermata Porta Piccola (interno Museo e Real Bosco), via Miano 2;
Il nostro appuntamento con la cultura napoletana e i musei della nostra splendida città termina qui: alla prossima con Napoli Fans!