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Con Rino e le sue idee tattiche, gli Azzurri sono finalmente rinati!
Se un giorno ci chiedessero cosa è per noi il calcio risponderemmo:” Il calcio è uno sport talmente spettacolare da essere estraneo all’umana comprensione”. Detto in parole povere: com’è possibile che il pallone riesca sempre a regalarci infinite emozioni chiedendo in cambio poco o nulla? Se ci pensate bene basta un colpo di testa deviato per sbaglio oppure un fortunoso autogoal allo scadere ed ecco che una partita/stagione cambia improvvisamente. Piccoli imprevisti creano insomma scenari sportivi fiabeschi e questo il Napoli lo sa bene perché l’”imprevisto Gattuso” ha cambiato tutto e nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Quando l’11 dicembre 2019 Rino ha ufficialmente sostituito Ancelotti, la maggior parte dei tifosi partenopei era scettica perché l’ex allenatore del Milan aveva sì fatto bene sulla panchina del Diavolo ma non era ancora un top nel suo ruolo. Certo, fare peggio di Carletto, che in una sola stagione, 2018-2019, aveva spaccato lo spogliatoio degli Azzurri e aveva mostrato a tutt’Italia un calcio brutto a vedersi e così lontano da quello di Sarri, era quasi impossibile. Senza troppi proclami, Gattuso ha lavorato sodo e con il tempo è riuscito a trasformare il Napoli in una squadra che oggi, anche se in pochi lo vogliono ammettere, può lottare per lo scudetto.
Identità molto chiara e recupero psicologico di giocatori chiave
Il Napoli di Gattuso prima di tutto ha un’identità molto chiara: la squadra partenopea è solida, compatta, fa girare palla efficacemente, provando spesso a verticalizzare, e non si fa quasi mai schiacciare nella propria metà campo. Evitando di fare esperimenti, come fece Ancelotti quando cercò di imporre agli Azzurri un 4-4-2 non adatto alle caratteristiche dell’11 titolare, Rino ha riproposto, fin dal suo arrivo, il classico 4-3-3 tutta fantasia che pian piano è diventato un 4-2-3-1 con il duo di mediani bassi, Fabián Ruiz-Tiémoué Bakayoko, abile nello schermare la difesa e nel costruire l’azione. Questo filtro ha permesso al Napoli di potersi schierare con 4 uomini d’attacco contemporaneamente senza per questo sbilanciarsi. Gattuso ha avuto poi il merito di recuperare giocatori chiave come Lozano. Voluto espressamente da Ancelotti, non solo non ha giocato nel suo ruolo abituale, quello di fluidificante, ma è stato schierato poche volte e solamente da punta centrale, lui che punta centrale non è. Oggi il messicano è un titolarissimo e sulla fascia risulta praticamente imprendibile. Lo stesso Insigne può definirsi un calciatore recuperato, nel senso che con Gattuso è rinato dopo il non feeling con Carletto. Non sappiamo se quella di Rino sia stata o meno una cura miracolosa, certo è che il Napoli è finalmente da scudetto!
Quando il top player è un top allenatore
Di solito sono i calciatori, quelli bravi, a fare la fortuna di una squadra, ma non è sempre così. Nel caso del Napoli è l’allenatore. Gattuso, con pazienza e testardaggine, è riuscito, appena sbarcato sul pianeta azzurro, a ricompattare un gruppo che con Ancelotti era pronto al totale ammutinamento e addirittura aveva smesso di giocare a calcio. C’è voluta tutta la furia agonistica di Rino, che già aveva quando era un ruvido mediano del Milan e che gli era valsa il soprannome di Ringhio, soprannome molto bello ed evocativo ma mai come quello di Messi, a ridare agli Azzurri la forza di credere in loro stessi. Sembra una banalità ma se un allenatore ha carattere da vendere, allora i giocatori lo seguiranno e daranno per lui il 110%. E questo è successo a Insigne e compagni quando si sono legati all’uomo e all’allenatore Gattuso. Perché diciamoci la verità, il Napoli da anni è una buona squadra (anche quando c’era Ancelotti) ma se si stacca mentalmente la spina, come accaduto nella stagione 2018-2019, i soli piedi buonissimi non sono più sufficienti.
Le rivali per lo scudetto non fanno certo paura
Le rivali del Napoli per lo scudetto, ovvero Juventus e Inter, non fanno paura. Non fanno paura perché nonostante gli ottimi calciatori di cui dispongono non esprimono un gioco bello e convincente come quello partenopeo. Si dirà:” L’importante sono i 3 punti, tutto il resto non conta!”. Vero, ma se giochi sempre male o non all’altezza, non sempre puoi vincere. Alla lunga chi farà girare meglio il pallone quest’anno vincerà il tricolore e se pensiamo che questo valoroso Napoli anche in 10 (vedi gara con l’Inter) riesce a mettere sotto chiunque…