Tarantella napoletana: origini, arte e gestualità

tarantella napoletana

La tammurriata napoletana, arte e gestualità della tarantella napoletana oggi su Napoli Fans

Una delle tarantelle più famose al mondo e anche una delle più antiche è certamente la tarantella napoletana, un’antica danza tradizionale della Campania, così chiamata perchè si danza al ritmo della Tammorra, che un tamburo tipico di Napoli.

La tammurriata napoletana è una danza coinvolgente e appassionante ma anche una delle più sensuali e seducenti, che affonda le sue origini nelle antiche danze greche e, probabilmente, nelle danze delle genti campane, come quella dei sanniti.

 

Quando si parla di tarantelle il primo ballo che viene in mente è probabilmente la pizzica salentina, detta anche taranta, oppure altre forme di tarantelle dell’entroterra campano che esistono nei vari territori e riscuotono un grande successo, come la tarantella montemaranese, che ha nel carnevale una tradizione nota in tutto il mondo, o anche la tarantella cilentana, una delle più famose al mondo.

Essa ha fortissimi legami con la terra e con il mondo contadino, a cui è indissolubilmente legata, una forza e un richiamo irresistibile verso la terra che si prova ascoltando il canto e la musica e osservando il ritmo della danza napoletana che nasce dalla gestualità contadina.

In questo post a cura di Napoli Fans ripercorreremo le origini, la storia e le movenze tipiche della tarantella napoletana, che ispirato una famosissima canzone: “Tammurriata nera”.

Le origini della tarantella napoletana

Le origini della danza campana si perdono in una storia dalle valenze magico-religiose di grande interesse. Come tutte le danze popolari meridionali anche la tammurriata napoletana risale all’epoca greco-romana, ai riti dionisiaci, quando la danza e la musica rappresentavano l’anima del popolo. Quindi le sue origini sono antichissime e al tempo dei greci la danza era ritenuta un dono degli dei, attraverso il quale gli uomini potevano avvicinarsi alla divinità e avere l’illusione dell’immortalità.

Per i sanniti invece il ballo era un rito propiziatorio legato al ciclo riproduttivo della terra, ovvero si ballava anche perché si pensava propiziasse buoni raccolti.

Per molti è proprio durante l’epoca sannita che la tarantella è diventata la danza contadina campana per eccellenza.

ballo della tarantella

Come si balla la tarantella napoletana

La tarantella napoletana è la cosiddetta danza dei contadini. I suoi gesti, infatti, hanno un significato fortemente simbolico, traendo ispirazione dal lavoro domestico e dei campi. Possono riprodurre le azioni di setacciare la farina o spezzare i maccheroni oppure possono essere imitazioni dei movimenti dei gallinacei, tipologia di uccelli.

Come si balla la tarantella napoletana?

Per iniziare si formano le coppie ed i danzatori stabiliscono un’intesa tra di loro e con lo spazio. Poi si formano dei cerchi, al cui interno si trovano suonatori, danzatori, cantatori e spettatori.

La tammurriata è una danza aperta, chiunque può partecipare, anche chi è del pubblico può aggregarsi ed è sempre ben accetto. Quando la coppia si scioglie può entrare in gioco un altro personaggio. La tammurriata rappresentava l’evasione dal lavoro quotidiano e il cerchio stava a simboleggiare il “fermare” il tempo e in essa assumono particolare importanza i movimenti delle braccia ed il ritmo è scandito da questo tamburo a cornice, detto appunto tammorra.

La tammorra: il famoso tamburo napoletano

La tammorra è uno strumento antico e importante della tradizione campana, legata a culti lunari e ritenuta essenzialmente femminile, anche se oggi è diffusa in tutto il Mediterraneo e accompagna sia il canto che il ballo tradizionale ed è usata da sola o con altri strumenti a percussione.

La tammorra è un grosso tamburo a cornice con la membrana di pelle essiccata, quasi sempre di capra o di pecora, tesa su un telaio circolare di legno e il diametro varia dai 25 ai 60 centimetri mentre l’asse di legno che compone il cerchio, in pratica la cornice, può arrivare fino a 15 di altezza ed è bucato tutt’intorno da nicchie rettangolari dove vengono collocati i sonagli di latta, detti ciceri o cimbali.

Se non ci sono la tammorra è definita muta ed è caratterizzata da un seducente suono cupo. Molto spesso i costruttori usano abbellire lo strumento con l’aggiunta di nastri variopinti e lo decorano con motivi floreali dipinti lungo la cornice o con scene di argomento cavalleresco affrescate sulla pelle.

Le 7 Madonne

Come già sottolineato, sono diverse le forme di tarantella presenti per tutta la regione Campania, le cui differenze sono prevalentemente di stile e che riguardano la gestualità e il messaggio trasmesso: in alcune è più forte la fase di corteggiamento, in altre quella di combattimento, in altre quella più semplicemente ludica.

La danza della tammurriata è presente in diverse parti della Campania, da quella più montuosa prevalentemente avellino-beneventana a quella maggiormente costiera, tipicamente amalfitano-cilentana.

Secondo parte della letteratura il ballo è, inoltre, legato al culto delle cosiddette 7 Madonne campane, che sono definite anche le 7 sorelle, ovvero:

  • Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia;
  • M. a Castello di Somma Vesuviana;
  • Madonna delle Galline di Pagani;
  • La Madonna dei Bagni di Scafati;
  • Madonna dell’Avvocata di Maiori;
  • M. di Montevergine della provincia di Avellino;
  • La Madonna di Briano della provincia di Caserta;

Ad ognuna di queste 7 Madonne corrisponde uno stile diverso di tammurriata.

musica napoletana foto

Canzoni famose legate alla tarantella napoletana: Tammurriata nera

Una delle canzoni napoletane più famose legate a questo ballo è sicuramente “Tammurriata nera”,  scritta nel 1944 da E. A. Mario (musica) ed Edoardo Nicolardi (testo) e ripresa da diversi cantanti e compagnie musicali, tra le quali forse la più famosa è la versione registrata nel 1974 dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare.

Tammurriata nera racconta la storia di una donna che mette al mondo un bimbo di colore, concepito da un soldato americano durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il testo della canzone recita così:

Io nun capisco, ê vvote, che succede…
e chello ca se vede,
nun se crede! nun se crede!
E’ nato nu criaturo niro, niro…
e ‘a mamma ‘o chiamma Giro,
sissignore, ‘o chiamma Giro…
Séh! gira e vota, séh…
Séh! vota e gira, séh…
Ca tu ‘o chiamme Ciccio o ‘Ntuono,
ca tu ‘o chiamme Peppe o Giro,
chillo, o fatto, è niro, niro,
niro, niro comm’a che!…
‘O contano ‘e ccummare chist’affare:
“Sti fatte nun só’ rare,
se ne contano a migliara!
A ‘e vvote basta sulo na guardata,
e ‘a femmena è restata,
sott”a botta, ‘mpressiunata…”
Séh! na guardata, séh…
Séh! na ‘mpressione, séh…
Va’ truvanno mo chi è stato
ch’ha cugliuto buono ‘o tiro:
chillo, ‘o fatto, è niro, niro,
niro, niro comm’a che!…
Ha ditto ‘o parulano: “Embè parlammo,
pecché, si raggiunammo,
chistu fatto nce ‘o spiegammo!
Addó’ pastíne ‘o ggrano, ‘o ggrano cresce…
riesce o nun riesce,
sempe è grano chello ch’esce!”
Mé’, dillo a mamma, mé’…
Mé’, dillo pure a me…
Ca tu ‘o chiamme Ciccio o ‘Ntuono,
ca tu ‘o chiamme Peppe o Giro,
chillo…’o ninno, è niro, niro,
niro, niro comm’a che!…

Il nostro appuntamento con la tarantella napoletana termina qui: alla prossima con i post dedicati alla musica napoletana a cura di Napoli Fans!