La Tombola e la Smorfia nella cultura napoletana

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Il rapporto che lega il capoluogo della regione Campania e il gioco ha radici in un passato molto lontano: è una passione che dura da secoli e che non si trova in nessun’altra città italiana. Infatti, se dovessimo eleggere la capitale del gioco d’azzardo in Italia, il titolo non andrebbe a Sanremo (dove pure c’è un celeberrimo casinò), ma proprio a Napoli.

I dati

Nel 2019, in ben 21 province italiane la raccolta complessiva delle giocate effettuate dalla popolazione ha superato il miliardo di euro. Sul podio troviamo Roma con una spesa di 5,6 miliardi di euro, Milano con 4,8 miliardi di euro e la medaglia di bronzo va a Napoli, dove nel 2019 sono stati spesi 4 miliardi di euro. 

Per quanto riguarda, invece, la raccolta pro capite, secondo i dati ISTAT Napoli si piazza al 29° posto (con 1595 euro spesi – il dato è stato ottenuto dividendo la somma totale delle giocate registrate nella provincia, per il numero dei residenti di età superiore ai 18 anni). La provincia campana con la raccolta pro capite più alta è Caserta, dove la spesa raggiunge €1809 (cifra che colloca Caserta all’8° posto in Italia).

E, allora, se non è Napoli la città in cui si spende di più per giocare d’azzardo, perché sarebbe proprio questo comune la capitale del gambling in Italia? Il gioco a Napoli è sempre stato popolare, anche prima dell’avvento del divertimento online: abitando ai piedi di un vulcano, la popolazione è molto legata ai concetti di fortuna e sfortuna – il rischio, del resto, fa parte della vita di tutti i giorni e ha un nome preciso, Vesuvio. E i napoletani amano giocare e scommettere: basti pensare che non passa Natale senza una mano di Tombola.

Così, dalla passione per i giochi tradizionali, da tirare fuori in occasioni speciali durante le quali si raduna tutta la famiglia, nasce anche quella per il gioco d’azzardo – hobby per il quale i napoletani scelgono le migliori piattaforme di gambling: esse permettono di divertirsi comodamente in casa, e di divertirsi in maniera sicura. I napoletani, insomma, sono particolarmente ricettivi nei confronti dell’innovazione: amano i giochi tradizionali e non possono farne a meno a Natale, ma abbracciano molti divertimenti diversi e più tecnologici.

Uno sguardo alla tradizione napoletana

Il rapporto fra Napoli e il gioco è così forte che gli abitanti della città hanno addirittura inventato un linguaggio legato alle scommesse: la Smorfia, che è ormai parte della cultura partenopea tanto da ispirare anche grandi artisti.

Non si conoscono le origini precise della Smorfia, ma si crede che sia legata alla Cabala: ogni lettera, ogni parola e ogni segno hanno un significato nascosto. Per quanto riguarda, invece, proprio il termine smorfia, la derivazione è legata al dio del sonno Morfeo. Di fatto, la Smorfia napoletana associa a varie immagini ricavate da avvenimenti o sogni un numero fra 1 e 90. 

Gli abbinamenti più noti sono 90-paura, 77-gambe delle donne, 17-sfortuna e 48-morto che parla. E cosa si fa con questi numeri? Li si gioca al lotto, ovviamente!

Un altro elemento strettamente legato alla cultura napoletana, poi, è il già citato gioco della tombola. Fa parte della tradizione partenopea da oltre 3 secoli. Poiché, però, il gioco d’azzardo in casa è stato per diverso tempo vietato, non era possibile gridare i numeri a voce troppo alta – il rischio era farsi sentire, essere scoperti e arrestati per violazione della legge. Ecco quando i napoletani iniziarono a sostituire i numeri della tombola con simboli, ecco quando il 25 divenne il Natale, per esempio. La tradizione dei giochi in Campania, insomma, non ha solo origini lontanissime, ma è anche tutta intrecciata.

Ma le curiosità non finiscono qui. Avete mai fatto caso alle somiglianze fra la tombola e il bingo americano? Ebbene, durante gli anni della grande emigrazione dall’Italia agli Stati Uniti, i napoletani arrivati a New York importarono quel loro amato gioco che consisteva nel coprire con un fagiolo le caselle: il bean-game (perché fagiolo in inglese si dice proprio bean).

Come si gioca a Tombola

In un cestino di vimini, o in un piccolo sacchettino, si mescolano (e tombolare significa proprio mescolare!) dei piccoli cilindri in legno con incisi i numeri da 1 a 90. Ogni giocatore può acquistare delle cartelle o, se preferisce, una sola. Su di esse sono scritti i numeri, i quali vanno coperti con un guscio di frutta secca, con pasta o con fagioli, non appena vengono estratti dal cesto e chiamati.

Si vincono premi quando si fa:

  • Ambo (cioè quando si coprono due numeri sulla stessa riga)
  • Terno (cioè quando si coprono tre numeri sulla stessa riga)
  • Quaterna (cioè quando si coprono quattro numeri sulla stessa riga)
  • Cinquina (cioè quando si coprono cinque numeri sulla stessa riga)
  • Tombola (cioè quando si coprono tutti i numeri della cartellina – è lo scopo del gioco)

La Tombola è oggi un gioco diffuso in tutta Italia e sono tante le famiglie che si divertono a chiamare i numeri dopo il pranzo di Natale: ma in nessuna regione la passione è accesa come in Campania, su questo non c’è dubbio.